Quando pensi a te stesso, probabilmente senti una voce nella tua testa—la tua stessa voce. Questo dialogo interiore è qualcosa che la maggior parte delle persone udenti sperimenta continuamente. Ma cosa succede quando qualcuno non ha mai sentito una voce? Questo solleva una domanda interessante: in quale lingua pensano le persone sorde? La risposta non è semplice—è diversa per ogni persona. Il modo in cui una persona sorda pensa dipende da come è cresciuta, dalla sua istruzione e dalle lingue che ha imparato.
Non esiste una risposta unica perché l’esperienza di ogni persona sorda è diversa. Le persone pensano nella lingua che conoscono meglio. Per molte persone sorde, questa è una lingua dei segni come l’American Sign Language (ASL). Per altre, sono parole scritte in inglese o in un’altra lingua parlata. E per alcune persone, il pensiero è un mix di immagini, sensazioni corporee e idee. Questo articolo approfondisce con rispetto come funziona la mente delle persone sorde, esplorando come il cervello gestisce il linguaggio senza il suono.
Pensare in una lingua visiva

Per milioni di persone sorde nel mondo, soprattutto quelle nate sorde che crescono usando la lingua dei segni, una lingua dei segni è la loro prima lingua. Non è solo il modo in cui comunicano—è come funziona la loro mente e come pensano. Per capire questo, dobbiamo sapere che le lingue dei segni non sono solo gesti con le mani. Sono lingue complete e naturali con le proprie regole complesse e grammatica, ricche quanto qualsiasi lingua parlata.
Più che solo mani
Pensare in una lingua dei segni come l’ASL coinvolge molti livelli. È molto più che “vedere mani” nella mente. Una singola parola firmata contiene molte informazioni, e il pensare comporta combinare fluentemente tutte queste parti. La struttura di un segno, e quindi quella di un pensiero, include:
- Forma della mano: La forma specifica che la mano assume.
- Posizione: Dove il segno viene eseguito rispetto al corpo.
- Movimento: Come si muovono le mani.
- Orientamento del palmo: La direzione verso cui è rivolto il palmo.
- Marcatori non manuali (NMM): Questo è davvero importante. Espressioni facciali, movimenti delle sopracciglia, inclinazioni della testa e la postura del corpo non servono solo a mostrare emozioni—sono parte della grammatica. Possono trasformare un’affermazione in una domanda, modificare un verbo o funzionare come avverbi. Queste espressioni facciali fanno parte del pensiero stesso.
Una voce interiore visiva
Allora, come si sente questa “voce interiore”? Non è come guardare un film di qualcuno che firma. È più diretta, concettuale e percepita nel corpo. È il modo interno di usare il linguaggio.
Immagina una persona sorda che conosce bene l’ASL mentre riflette su un problema difficile. La sua esperienza interiore potrebbe non essere una serie di segni perfetti in slow motion. Piuttosto, potrebbe essere un flusso veloce e quasi astratto di idee. Potrebbe sentire i movimenti dei segni nel proprio corpo—una sensazione fantasma nelle mani e nelle braccia—insieme alle espressioni facciali che aggiungono emozione e significato al pensiero. È un dialogo interno completo e multisensoriale che avviene alla velocità del pensiero, molto più rapido di quanto una persona potrebbe effettivamente firmare, proprio come i pensieri di una persona udente sono più veloci del suo parlare. Questo linguaggio interno usa lo spazio, il movimento ed è profondamente connesso con le emozioni e le espressioni facciali grammaticali.
Quando la lingua dei segni non è primaria
Molte persone sorde e ipoacusiche non usano la lingua dei segni come loro principale modo di pensare. L’esperienza umana è varia, quindi il pensiero assume molte forme, spesso influenzate dal momento in cui una persona è diventata sorda o dalla sua educazione.
Pensare con parole scritte
Per molte persone sorde, soprattutto chi ha imparato a leggere e scrivere fin da giovane, la loro voce interiore è basata sul testo. Pensano in parole che riescono a vedere. Questo può apparire come parole che scorrono nella mente, quasi come un notiziario o i sottotitoli di un film. Il pensiero “Devo andare al negozio” potrebbe mostrarsi esattamente con quelle parole, scritte nella mente. Questo processo di pensiero può anche coinvolgere una sensazione, dove la persona “sente” la forma delle parole come le scriverebbe a mano o le digiterebbe su una tastiera.
Lettura labiale e discorso silenzioso
Le persone che sono cresciute in un ambiente “orale”, concentrandosi sulla lettura labiale e sul parlare, sviluppano un tipo diverso di linguaggio interno. Il loro processo di pensiero può essere una versione astratta del linguaggio parlato. Anche senza udito chiaro, possono sperimentare il discorso silenzioso—i movimenti muscolari silenziosi del parlare. “Sentono” le parole nella gola e nella bocca senza emettere suoni. Per chi è diventato sordo in età avanzata o ha ancora un po’ di udito, i loro pensieri possono includere anche un ricordo del suono, un debole’eco di come le parole suonerebbero.
Pensiero astratto senza parole
È importante sapere che non tutto il pensiero usa il linguaggio. Tutti gli esseri umani, udenti o sordi, pensano con concetti astratti. Possiamo immaginare un problema matematico, provare preoccupazione senza nominarla, o visualizzare una disposizione complessa di oggetti. Per una persona sorda che, per circostanze sfortunate, non ha mai imparato una forte lingua formale—una situazione triste chiamata privazione linguistica—il pensiero può essere composto principalmente da questi elementi non linguistici. Il loro mondo mentale può essere costruito da una ricca raccolta di immagini, emozioni crude, relazioni di causa-effetto osservate e ricordi vividi.

Questo mostra quanto sia fondamentale l’accesso precoce al linguaggio. Le ricerche dimostrano costantemente che la lingua, sia essa firmata o parlata, è essenziale per uno sviluppo cognitivo solido. Con oltre il 90% dei bambini sordi nati da genitori udenti, molti dei quali non conoscono inizialmente la lingua dei segni, garantire che i bambini siano esposti immediatamente a un ambiente ricco di linguaggio è estremamente importante per una crescita sana del pensiero.
Una gamma di esperienze
Il termine “sordo” comprende un’ampia varietà di esperienze, e il modo in cui una persona diventa sorda influisce profondamente sul suo mondo interiore. Non esiste un modello unico che valga per tutti per il linguaggio del pensiero—è un processo altamente personale e adattativo.
Persone nate sorde
Per chi nasce sordo e impara la lingua dei segni fin dalla nascita o dalla prima infanzia, quella lingua diventa la loro lingua madre nel senso più autentico. L’intero loro modo di pensare si basa su una struttura visivo-spaziale. Imparano il mondo, formano concetti astratti e strutturano la loro voce interiore attraverso la grammatica e il vocabolario di una lingua visiva. Per loro, pensare con i segni è naturale quanto pensare con le parole parlate per una persona udente.
Persone diventate sorde in seguito
Le persone che perdono l’udito in un momento successivo della vita, dopo aver già imparato una lingua parlata, quasi sempre continuano a pensare in quella lingua. La loro “voce interiore” prosegue, un ricordo chiaro dei propri suoni vocali. Se leggono un libro, probabilmente “sentiranno” le parole nella loro testa. Però, il loro paesaggio mentale può cambiare. Col tempo, i loro sogni e fantasie possono diventare più visivi. Se imparano la lingua dei segni per comunicare con nuovi amici sordi, possono scoprire di cominciare a “pensare” con le forme e i movimenti dei segni, soprattutto quando riflettono su una conversazione in quella lingua. La loro mente diventa bilingue, alternando un passato basato sui suoni e un presente basato sulla vista.
L’effetto degli impianti cocleari
Un impianto cocleare (CI) è un dispositivo medico complesso che fornisce una percezione del suono; non ripristina l’udito normale. Per chi ha un CI, la domanda su quale lingua usano le persone sorde per pensare può variare molto. Un bambino piccolo che riceve l’impianto e segue una terapia intensiva di udito e linguaggio può sviluppare una voce interiore basata sui suoni elettronici che percepisce. Il suo processo di pensiero può diventare principalmente uditivo. Tuttavia, chi era un firmante fluente prima di ricevere un CI da adulto probabilmente continuerà a pensare in lingua dei segni. Il suo cervello è già stato plasmato per la lingua visiva. Il CI fornisce un input sensoriale aggiuntivo, ma di solito non sostituisce anni di sviluppo del pensiero. In molti casi, il risultato è un ibrido, dove il pensiero può essere un mix di segni, testo e i suoni unici del CI.
| Gruppo | Lingua di Pensiero Principale | Natura della "Voce Interiore" |
|---|---|---|
| Persone nate sorde (con uso della lingua dei segni) | Lingua dei segni (es. ASL, BSL) | Visiva, percepita nel corpo, concettuale. Un flusso di segni, espressioni facciali e relazioni spaziali. |
| Persone nate sorde (orale) | Lingua scritta, parola silenziosa | Testo visivo (come un ticker), o la sensazione fisica del parlare, combinata con immagini astratte. |
| Persone divenute sorde in età adulta | La lingua parlata nativa della persona. | Uditiva. Continuano a "sentire" la loro voce interiore dalla memoria, anche se può affievolirsi o cambiare col tempo. |
| Utente di impianto cocleare | Molto variabile; può essere uditiva, un ibrido tra uditiva e visiva, o rimanere la lingua di pensiero originale pre-impianto. | Può essere una voce uditiva basata sull'input dell'impianto cocleare, o un mix. Il cervello si adatta in modi unici. |
Il Progetto Universale del Cervello
La diversità delle lingue di pensiero non è solo un'idea filosofica; si basa sulla straordinaria flessibilità del cervello umano. Le neuroscienze dimostrano che il cervello non è cablato per il suono ma per il linguaggio in sé, indipendentemente da come viene espresso.
Aree Linguistiche Flessibili
Nel cervello umano, due aree chiave sono centrali per il linguaggio: l’area di Broca, responsabile della produzione linguistica, e l’area di Wernicke, responsabile della comprensione del linguaggio. Per decenni, queste aree sono state associate solo al linguaggio parlato e scritto. Gli scienziati credevano che la loro funzione fosse legata all’elaborazione delle informazioni uditive e al coordinamento dei muscoli del linguaggio.
La Lingua dei Segni nelle Scansioni Cerebrali
Le moderne tecnologie di imaging cerebrale hanno cambiato questa comprensione. Studi basati sulla risonanza magnetica funzionale (fMRI) mostrano qualcosa di sorprendente: quando una persona sorda, madrelingua della lingua dei segni, utilizza o osserva la lingua dei segni, le medesime aree del linguaggio – Broca e Wernicke – si attivano. Il cervello non distingue tra una lingua ascoltata e una lingua vista.
Immagina le aree linguistiche del cervello come un potente computer. Non importa se le informazioni arrivano da un microfono (le orecchie) o da una telecamera (gli occhi). Il suo compito principale è elaborare schemi linguistici, regole grammaticali e significati. Questo conferma, a livello cerebrale, che le lingue dei segni sono processate come lingue complete e autentiche.
La Flessibilità Cerebrale in Azione
Questo fenomeno è un esempio straordinario di plasticità cerebrale—la capacità del cervello di riorganizzarsi e formare nuove connessioni nel corso della vita. Nelle persone sorde, le aree cerebrali normalmente dedicate all’elaborazione uditiva non rimangono inattive. Vengono spesso riutilizzate per migliorare altri sensi, in particolare la vista e la percezione spaziale. Questa riorganizzazione favorisce abilità visivo-spaziali potenziate, rendendo la gestione di una lingua visivo-spaziale come l’ASL ancora più efficiente e naturale.
Conclusione: Un Quadro Diversificato
In definitiva, non esiste una risposta unica e semplice sul quale linguaggio usino le persone sorde per pensare. Il mondo interno di una persona sorda è ricco, complesso e variegato quanto quello di una persona udente. Il pensiero si manifesta nella lingua della loro esperienza: la grammatica dinamica e spaziale della lingua dei segni; la forma chiara e lineare delle parole scritte; la sensazione fantasma della parola parlata; o un flusso puro e astratto di immagini ed emozioni.
Questa esplorazione rivela una verità profonda sulla mente umana. Il linguaggio non si definisce dal suono, ma dalla sua capacità di costruire connessioni, trasmettere idee complesse e strutturare la nostra coscienza. Le lingue dei segni sono una prova potente dell’incredibile adattabilità del cervello e della spinta umana universale a creare significato. La varietà di pensiero nella comunità delle persone sorde non è insolita; è un bellissimo riflesso delle molteplici modalità di essere umani, e un promemoria che il desiderio fondamentale di pensare, ragionare, sognare e connettersi è universale.